Vincitori 2023


PREMIO PRO LOCO

“Horizon”

di Daniele De Muro

Uno sci-fi distopico da brividi, in stile “La Strada” di Mc Carthy

Condannato al proprio destino in solitudine, il personaggio principale osserva il declino definitivo della società mentre si arrende alla natura malvagia degli uomini, fino a quando un incontro speciale, un segno divino di luce, accende la sua fede e la sua speranza per Il futuro dell’umanità.


PREMIO RADIO CARPINE

“La Giostra”

di Simone Arrighi

Un ritratto intimo, a cuore aperto, un racconto emozionante sul tema dell’Alzheimer, ripercorrendo la dura esperienza personale vissuta con la propria madre


PREMIO UNPLI NAPOLI

“La Lixeira”

di Guido Galante ed Antonio Notarangelo

Un racconto senza filtri, una storia di sopravvivenza, disperazione e condizione disumana crudele.

Una utopia invertita del nostro destino.

La Lixeira è il luogo in cui i rifiuti tangibili e immateriali, i rifiuti umani, si combinano in un corto circuito visivo. È un paradigma delle topografie economiche, sociali ed esistenziali della nostra terra.


PREMIO AMBITO N23

“Come Vetro”

di Andrea Calandriello, Jacopo Casalino

Per aver ascoltato le storie di ragazze con disturbi del comportamento alimentare e con realismo raccontato senza filtro i retroscena di cui si parla troppo poco: la relazione conflittuale con il proprio corpo, la ricerca ossessiva del modello di perfezione estetica dettata dal mondo, l’isolamento e la difficoltà di relazionarsi con gli altri.


PREMIO SEZIONE SCHOOL

“Maria Quella Vera”

dell’IPSS A. GABRIELE, diretto da Alessandro Caroppi

Un corto ispirato a “La canzone di Marinella” di F. De André.

Per aver esaminato sapientemente il testo di uno dei più grandi capolavori della musica italiana, ripercorrendo il fatto di cronaca che ha ispirato F. De André, ovvero la morte di Maria Boccuzzi.

Attraverso il brano, hanno portato alla luce diversi argomenti quali il rapporto tra la cronaca e la canzone d’autore, il fenomeno migratorio dal sud al nord, lo sfruttamento della donna, la violenza di genere e le tematiche sociali che in Calabria ancora rappresentano “ferite aperte”.


MIGLIOR CORTO ANIMATO

“The Sprayer”

di Farnoosh Abedi,

Liberamente ispirato al romanzo distopico FAHRENHEIT 451 di Ray Bradbury. «Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce.» Per averci ricordato la potenza e l’attualità di uno dei romanzi più importanti del ‘900


PREMIO CRITICA

“Un Bacio di Troppo”

di Vincenzo Lamagna

Per l’originalità del soggetto, per aver mostrato tutti i segreti, le contraddizioni ed i lati oscuri delle relazioni. Un affresco di personaggi che diventano letteralmente nudi, esprimendo la forza traboccante della loro vulnerabilità.


MIGLIOR ATTORE

Antonio Buonanno

(Cortometraggio “Gioia” di Eduardo Castaldo)

Per aver interpretato magistralmente le sofferenze ed i conflitti di un uomo solo. I suoi silenzi generano un impatto emotivo rumoroso, il suo orecchio sordo accoglie la voce di una storia misteriosa. Antonio Buonanno, presente in “Romanzo Criminale 2”, “La Squadra 3 ”, “Mina Settembre”, “L’amica geniale”


MIGLIOR ATTRICE e MIGLIOR MUSICA

Manuela Zero

(Cortometraggio “Attack” di Davide Santi)

Il suo respiro musicale genera una performance passionale a mano libera, fa perdere di vista il confine del tempo e dello spazio e trasforma una storia di malata dipendenza affettiva in una perfetta empatia con le emozioni dello spettatore.


MIGLIOR FILM (1° posto)

“Coriandoli”

di Maddalena Stornaiuolo

Un racconto della criminalità dall’interno, accendendo la telecamera nei sobborghi dell’anima di una famiglia decaduta, fatta a pezzi dalle assenze. Questo film è una pugnalata, un cazzotto, una ferita, una poesia cruda.


MIGLIOR FILM (2° posto)

Elvis

di Fabrizio Fanelli

Dalla periferia alle nuvole. Una storia vera, raccontata con neorealismo purissimo, prospettive metaforiche e linguaggio simbolico. ELVIS è un inno al futuro, al cambiamento, al coraggio.


MIGLIOR FILM (3° posto)

“Sir”

di Maurizio Ravallese

La scelta del dialetto stretto per tutti i personaggi e lo stile di regia imprimono veridicità alla messa in scena e ai dialoghi. Lo sguardo è volutamente impreciso, per non offrire una valutazione morale del guaritore e per lavorare sull’imprevedibilità delle scelte. La fotografia, quasi documentaristica, evidenzia il dramma e le ombre interiori del protagonista attraverso decisi tagli di luce che restituiscono il sapore dei luoghi, in un’atmosfera di affascinante sacralità. Il realismo magico delle scene e La compresenza di elementi religiosi e di elementi “pagani” restituiscono una storia che trasuda realtà, sudore, verità.